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Piante officinali
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Olmo campestre


Ordine: URTICALES

Famiglia: ULMACEAE Mirbel
Subfamiglia: Ulmoideae, Engler
Genere: ULMUS L.
Specie: Ulmus minor Miller,(s.l.mo, Richens)
Sinonimi: Ulmus campestris Auct. Non L., Ulmus carpinifolia Suckow
Nom. com. Olmo campestre

Descrizione, morfologia:
latifoglia nobile dei nostri boschi, assieme a U. procera e U canescens, viene comunemente inteso come Olmo campestre.
L’epiteto specifico “minor”, fa riferimento al fatto di avere sempre foglie minori al Olmo montano; è un albero che in condizioni ottimali può raggiungere i 30-(40) m di altezza e un diametro del tronco di 1,5-2 m., in casi eccezionali i 45m di altezza e 3 m di diametro; molto spesso, in condizioni difficili, nei cedui e a causa di malattie, mostra un portamento arbustivo o come piccolo albero, nell’ambito di macchie formate da numerosi polloni radicali dato la grande capacità pollonifera della specie.
Albero molto vigoroso e longevo, da giovane gli accrescimenti annuali possono essere veramente eccezionali, ma si mantengono buoni fino ad età avanzata. Il fusto è normalmente dritto o leggermente sinuoso ha una corteccia inizialmente liscia e grigia con lenticelle orizzontali, che diviene man mano più spessa e si forma un ritidoma regolare con stretti solchi longitudinali più o meno suberosa di colore bruno scuro.
Il Fiori, distingueva una varietà “suberosa”(Moench), che evidenzia, già da giovane pianta, sia sul tronco che sui rametti una corteccia spessa e suberosa. Questa entità non è stata più riconosciuta come valida, ma come variabilità intraspecifica.
Ha crescita simpodiale di tipo monocasio, i rami principali sono ascendenti e slanciati e con l’età i rametti terminali diventano penduli; i macroblasti dell’anno sono sottili e normalmente glabri con lenticelle, le foglie sono portate in maniera distica (in modo alterno-opposto su uno stesso piano), anche i rametti laterali sono distici e acrotoni,(cioè i più lunghi sono quelli distali). I brachiblasti hanno di norma una pubescenza ghiandolare di colore bruno. Le gemme a legno sono piccole, ovoidi e bruno nerastre, pluriperulate, cigliate e divergenti dal rametto; le gemme a fiore sono di forma globosa. Le gemme vegetative hanno dormienza accentuata mentre le gemme a fiore sono molto precoci (marzo) e perciò soggette ai danni da gelate tardive.

Foglie, fiori, semi:
foglie semplici alterne decidue, a lamina ovata, obovata o anche subellittica, con margine doppiamente dentato; alla fogliazione si presentano con due lunghe stipole presto caduche, la forma e le dimensioni sono molto variabili, sia tra pianta e pianta, ma anche sulla stessa pianta e sugli stessi rami; le foglie apicali sono sempre di dimensioni maggiori.
Il picciolo è lungo 05-1,5 cm mentre la lamina molto asimmetrica è variamente cuneata alla base e ad apice acuto di lunghezza da 3 a 11 cm con 7-12 paia di nervature secondarie. La pagina superiore è verde scuro e può essere liscia e più o meno lucida o scabra e opaca e con radi peli, mentre la pagina inferiore è opaca più chiara ed anche pelosa lungo le nervature.
I fiori, sono ermafroditi, numerosi monoclamidati, disposti a glomeruli ascellari, di colore rosso porpora, particolarmente le antere, compaiono prima della fogliazione da fine febbraio a tutto marzo, l’impollinazione è anemofila.
Il frutto è una samara alata con corto peduncolo, compressa di 1,5-2 cm subrotonda a base cuneata con una marginatura che quasi raggiunge il seme che è più in alto del centro della samara. La maturazione avviene in maggio ed è quasi sempre abbondante ma la percentuale di semi vani è molto elevata; i semi sono di tipo recalcitrante, perciò germinano subito; le modalità di conservazione sono simili a O. montano.

Legno, apparato radicale:
il legno è di tipo a porosità anulare con grossi vasi visibili ad occhio nudo; è discolore con alburno chiaro, bianco-giallastro e duramen rosso bruno e venato a tessitura media fine e raggi parenchimatici visibili.
E’ un legno pregiato, il più ricercato tra gli olmi, facile da lavorare e tenace, viene impiegato spesso in marineria per la sua durabilità se sommerso. Veniva però, usato principalmente in ebanisteria fine, per mobili e pavimenti, per la sua bellezza, specialmente se marezzato; purtroppo la grafiosi ha reso di difficile reperimento tronchi di diametro utili per le lavorazioni. E’ un buon combustibile.
L’apparato radicale è inizialmente di tipo fittonante e rimane tale per una decina di anni, poi robuste radici laterali da superficiali a mediamente profonde, sostituiscono il fittone e hanno tendenza ad anastomizzarsi (innestarsi) con radici di olmi adiacenti, questo fatto è una delle cause più importanti della diffusione della grafiosi nei consorzi forestali, ma soprattutto nelle siepi e filari.
L’Olmo del gruppo del campestre, emette numerosi polloni radicali e se ceduato ricaccia vigorosamente dalla ceppaia e numerosi rami epicormici.

Areale, ecologia:
U. minor è specie con areale centroeuropeo e meridionale e perciò in Europa si trova dalla penisola Iberica alla Gran Bretagna alle coste del Mar Baltico, in Russia arriva al Volga e a sud al Caucaso, compreso la Turchia e parte del Nord Africa.
Si ritiene, che in Nord Africa e forse anche in Gran Bretagna sia stato introdotto per la sua importanza economica.
In Italia si trova in tutte le regioni comprese le isole, dal piano basale fino a 1000 m slm.
Specie molto plastica, allo stato spontaneo lo possiamo trovare nei boschi xerofili a Roverella e in tutto l’orizzonte delle latifoglie eliofile dal Lauretum, sottozona fredda, fino a tutto il Castanetum.
Negli Orno-ostrieti, con Leccio e Cerro, si trova sempre in modo sporadico, forse potrebbe essere dovuto anche ad una azione antropica selettiva-negativa, per il pregio del suo legname.
Al Nord-Italia la sua naturale diffusione è nei Boschi planiziali (Querce-carpineti planiziali) su suoli compatti, argillosi; su questi suoli si ritiene che questa specie sia addirittura pioniera.
L’O. campestre si propaga bene sia per seme che per polloni radicali e le varietà ornamentali, invece, normalmente per talea o innesto; è stato molto usato anche per alberature stradali e come tutore della Vite e perciò si trova facilmente nelle siepi ai bordi dei campi coltivati che se abbandonati colonizza velocemente.

Note, possibile confusione:
La sistematica dell’U.minor è molto controversa e fino ad una accurata sistemazione su basi chemiotassonomiche e genetiche non si potrà distinguere con certezza e univocità ulteriori sp.
Comunemente l’Olmo campestre viene identificato con U. minor, U. canescens e U. procera , ma solo le prime due sono riportate da Pignatti in Flora d’Italia e Flora Europea /93, come presenti sul territorio italiano. Gambi e suoi collaboratori /80 hanno segnalato la presenza di U. procera nella Valdarno senza confermare se spontaneo o introdotto.
Si può confondere con:
U. canescens Melville, chiamato anche Olmo a foglie grigie, si distingue da U. minor per avere foglie e rametti dell’anno densamente pubescenti in modo da sembrare grigi, il portamento è simile a U. minor ma le foglie hanno un 12- 16 paia di nervature secondarie; è presente nel Mediterraneo centro- orientale, in Italia sembra trovarsi principalmente in boschi aridi del Tarantino e in Sicilia, ma sempre Gambi, lo ritiene presente anche in Toscana e Lazio.
U. procera Salisbury, detto anche Olmo inglese, ha portamento elegante e perciò molto usato in parchi e grandi giardini, ma anche in alberature stradali; purtroppo è l’Olmo che ha subito per primo l’attacco della Grafiosi, una gravissima malattia fungina (trachemicosi, Ophyostoma ulmi) che ha ucciso e sta uccidendo milioni di piante di Olmo in tutta Europa ogni anno, si distingue dall’U. minor, per avere foglie frequentemente suborbicolari, con 10-12 paia di nervature secondarie, oppure ovato, scabre, asimmetriche come in minor, ma con la base arrotondata, ha rametti robusti con una pubescenza brunastra come in U. glabra, ma spesso con creste suberose, è diffuso nell’Europa centro occidentale e meridionale, ma la sua distribuzione è molto discussa.
U.glabra Hudson, si distingue da minor, per le foglie molto grandi e con un cortissimo picciolo e coperto da un’orecchia formata dal lembo fogliare, dai rametti mai distici e più robusti con una fitta pubescenza prima verde e poi più scura, una corteccia con ritidoma di minor spessore e non vive mai in suoli argilloso compatti.
Nell’Età del bronzo si è accertato, che questo Olmo veniva coltivato per la sua notevole importanza economica.
Le sue foglie, molto proteiche, sono un ottimo foraggio, molto digeribile e, decomposte, migliorano notevolmente la fertilità dei terreni. Per questi motivi l’uomo ha compiuto, nei secoli, un notevole lavoro di selezione, finalizzato ad ottenere piante meno soggette alle malattie, più produttive e più decorative.
Ora si punta principalmente all’individuazione di cloni resistenti alla grafiosi tramite il miglioramento di taxa esistenti (U.pumila) e di suoi ibridi

Usi e proprietà:

La corteccia dello olmo minor ha proprietà cicatrizzanti, scioglie il muco, tosse, problemi intestinali e di stomaco, artrosi, cistite, ulcere, psoriasi; simile come caratteristiche all'olmo americamo.

Curiosità: La corteccia di olmo  era usata dal pellerossa per cicatrizzare le ferite, contro numerose malattie della pelle, per curare le mucose infiammate sia dell'apparato respiratorio (laringiti, tracheiti, tonsilliti ecc.) che gastrointestinali (gastriti, ulcera gastrica e duodenale, enteriti, coliti ecc.). La sua sostanza collosa scioglie il muco, la sua azione lubrificante protegge e ammorbidisce le membrane di tutto il corpo, specialmente le più danneggiate e infiammate. In Europa, Teofrasto conferma l'uso dell'olmo già nel 111 secolo A.C., per le proprietà cicatrizzanti e lenitive in piaghe e malattie della pelle. Plinio lo cita nella sua "Storia naturale" sempre come cicatrizzante delle ferite. Discoride ne raccomanda l'uso nelle malattie cutanee, Galeno cita le foglie come importante astringente. Nel tardo Medioevo lo si riteneva utile per febbri intermittenti, dolori reumatici, scrofola (processo infiammatorio di natura tubercolare a carico dei linfonodi), cancro, malattie nervose. Nel Rinascimento il Mattioli riconferma molte proprietà del passato e afferma che il decotto di corteccia di radice è utile nelle contrazioni e convulsioni nervose.

L'estratto contiene:
Amido , Calcio , Mucillagine , Ossalato di calcio , Polisaccaride , Tannini , ricco di vitamine e minerali. La corteccia interna dell'olmo è ricca di calcio, magnesio e vitamine A, B, C, K. Nutre e lenisce organi, tessuti e mucose e in particolare è di grande beneficio per i polmoni. Aiuta a neutralizzare l'acidità di stomaco e a lenire l'asma.

Azioni:
Grande purificatore. La sua sostanza collosa scioglie il muco presente nei tessuti degli organi ( stomaco, intestino, polmoni, nelle ghiandole linfatiche e nei canali nervosi, lubrifica le ossa e le articolazioni. Favorisce l'eliminazione dei rifiuti tossici presenti nell'organismo. Aiuta ad eliminare il dolore delle ulcere e cura le ulcere stesse . Possiede proprietà antibiotiche e antibatteriche ed è ricco di vitamine e minerali La mucillaggine della corteccia favorisce la decongestione delle articolazioni rendendola ottimo rimedio per le artrosi. La corteccia . è altresi indicata per tosse, faringiti, problemi neurologici, stomaco ed intestino. Contiene inulina che aiuta il fegato, la milza ed il pancreas. Aiuta la minzione, utile nei disturbi delle vie urinarie, come le cistiti croniche, diminuisce i gonfiori e agisce come lassativo. La medicina cinese lo cataloga. come ottimo rimedio per le ulcere, la diarrea e il meridiano del colon. Per l'Ayurveda è nutritivo, emulsionante ed espettorante. Indicato per debolezza, emorragie polmonari ed ulcere. Ottimo tonico polmonare, per le  persone sofferenti di malattie polmonari croniche

Controindicazioni:
Non assumere in gravidanza, cautela in allattamento



Principali fonti:
"Botanica forestale di R. Gellini e P. Grossoni, CEDAM 1997
"Latifoglie nobili dei nosti boschi" quaderni di Monti e boschi di G. Bernetti e M. Padula, Edagricole 1984
"Flora d'Italia" di S. Pignatti 1982
"Alberi e arbusti in Italia" di M. Ferrari e D. Medici, Edagricole 2003
"Monti e boschi" Edagricole
"Flora, fitocenosi e ambiente" D. Ubaldi CLUEB 2003
"Guida ai suoli forestali" di E. Abramo, G. Michelutti, D.R.F. 1998
"Elementi di fitosociologia" di A. Pirola, CLUEB 1999
"La vegetazione forestale e la selvicoltura nella regione Friuli.V.G." di R. Del Favero e L. Poldini D.R.F. 1998
"Insetti e funghi dannosi ai nostri boschi nel Friuli.V.G. di F.Stergulc e G. Frigimelica